Il Clarinetto
Il clarinetto è uno strumento musicale a fiato ad ancia semplice battente, appartenente alla famiglia dei legni.
Storia
Lo strumento più antico che adotta il principio dell'ancia semplice è il memet egiziano, costituito da una coppia di canne e conosciuto dal 2700 a.C. Esistono vari tipi di strumenti che adottano questo principio tra cui le launeddas sarde, conosciute dal 900 a.C. Sullo stesso principio si basa lo chalumeau, il predecessore del clarinetto, costituito da un tubo cilindrico di canna alla cui parte superiore c'era un'incisione fatta per ricavare l'ancia.
Lo chalumeau fu soggetto ad innovazione attorno al 1690 da parte di Joahnn Christian Denner, un artigiano di Norimberga. Lo strumento di Denner aveva sei fori anteriori e uno posteriore e due chiavi chiuse, una posta sopra i fori anteriori e l'altra su quello posteriore, che chiudevano altri due fori. Successivamente Denner e i suoi figli hanno spostato il foro della chiave posteriore e lo hanno rimpicciolito per poterlo utilizzare sia come chiave del Sib, sia come foro portavoce, aprendo quindi le porte del registro superiore o "registro di clarino".
Il termine clarinetto appare per la prima volta nel 1732 nel "Musicalishes Lexicon" di Johan Gottfried Walther in cui è scritto: "Sentito a distanza, esso suona piuttosto come una tromba". Ciò spiega il nome clarinetto derivato da clarino, termine oggigiorno utilizzato impropriamente, che indica uno strumento appartenente alla famiglia delle trombe. Il clarinetto ebbe un suono penetrante probabilmente fino al principio del 1800; si ritiene così perché i metodi per imparare a suonare il clarinetto pubblicati dal 1850 sottolineano il suono "ora più pieno, dolce e piacevole" dei clarinetti precedenti.
Lo sviluppo del clarinetto continua nel 1740 quando Jacob Denner (figlio di Joahnn Christian) aggiunse al clarinetto una lunga chiave aperta per realizzare il Si3 (prima impossibile), riempiendo questo "buco nell'estensione dello strumento e portandolo all'estensione attuale. Nei decenni successivi diversi artigiani hanno fatto tentativi per migliorare lo strumento, senza ottenere risultati rilevanti. Un passo importante è stato fatto da Ivan Müller, un musicista parigino nato in Russia. Müller costruì un clarinetto dalle caratteristiche rivoluzionarie. Il suo strumento aveva tredici chiavi con un nuovo tipo di cuscinetti e con i fori cigliati. Quello di Müller è stato il primo clarinetto a poter suonare in tutte le tonalità. Nel 1812 fu esaminato dagli specialisti del conservatorio di Parigi e, nonostante le sue notevoli potenzialità, fu rifiutato. Nonostante ciò il clarinetto di Müller ha posto le basi al clarinetto tedesco.
Successive modifiche al clarinetto sono state apportate da Hyacinthe Eléonore Klosé, il produttore del clarinetto "sistema Boehm". Klosé ha basato il suo lavoro su quello fatto da Theobald Boehm che introdusse sul flauto le chiavi ad anello. Klosé adottò gli anelli sul clarinetto, adottò i fori cigliati di Müller e aggiunse nuove chiavi per un totale di diciassette. Questo strumento era facile da gestire e dava la possibilità di suonare in tutte le tonalità. Fu Klosé stesso ad esibirlo per la prima volta a Parigi nel 1839. Oggi è il tipo di clarinetto più diffuso.
Al clarinetto di Müller gli anelli sono stati applicati da Carl Bärmann. Poi Oskar Oehler modificò la posizione delle chiavi adattandole alle caratteristiche delle mani e migliorando quelle acustiche. Questo è il clarinetto attualmente utilizzato in Germania e, con piccole differenze, in Austria.
Il clarinetto è tuttora sottoposto a miglioramenti tecnici. Si cerca di ottenere caratteristiche acustiche sempre migliori e maggiore maneggevolezza da parte degli esecutori. Tra i contemporanei che più di altri si sono cimentati nel migliorare lo strumento sono da ricordare il clarinettista Rosario Mazzeo e lo svizzero Renè Hagmann.
Lo chalumeau fu soggetto ad innovazione attorno al 1690 da parte di Joahnn Christian Denner, un artigiano di Norimberga. Lo strumento di Denner aveva sei fori anteriori e uno posteriore e due chiavi chiuse, una posta sopra i fori anteriori e l'altra su quello posteriore, che chiudevano altri due fori. Successivamente Denner e i suoi figli hanno spostato il foro della chiave posteriore e lo hanno rimpicciolito per poterlo utilizzare sia come chiave del Sib, sia come foro portavoce, aprendo quindi le porte del registro superiore o "registro di clarino".
Il termine clarinetto appare per la prima volta nel 1732 nel "Musicalishes Lexicon" di Johan Gottfried Walther in cui è scritto: "Sentito a distanza, esso suona piuttosto come una tromba". Ciò spiega il nome clarinetto derivato da clarino, termine oggigiorno utilizzato impropriamente, che indica uno strumento appartenente alla famiglia delle trombe. Il clarinetto ebbe un suono penetrante probabilmente fino al principio del 1800; si ritiene così perché i metodi per imparare a suonare il clarinetto pubblicati dal 1850 sottolineano il suono "ora più pieno, dolce e piacevole" dei clarinetti precedenti.
Lo sviluppo del clarinetto continua nel 1740 quando Jacob Denner (figlio di Joahnn Christian) aggiunse al clarinetto una lunga chiave aperta per realizzare il Si3 (prima impossibile), riempiendo questo "buco nell'estensione dello strumento e portandolo all'estensione attuale. Nei decenni successivi diversi artigiani hanno fatto tentativi per migliorare lo strumento, senza ottenere risultati rilevanti. Un passo importante è stato fatto da Ivan Müller, un musicista parigino nato in Russia. Müller costruì un clarinetto dalle caratteristiche rivoluzionarie. Il suo strumento aveva tredici chiavi con un nuovo tipo di cuscinetti e con i fori cigliati. Quello di Müller è stato il primo clarinetto a poter suonare in tutte le tonalità. Nel 1812 fu esaminato dagli specialisti del conservatorio di Parigi e, nonostante le sue notevoli potenzialità, fu rifiutato. Nonostante ciò il clarinetto di Müller ha posto le basi al clarinetto tedesco.
Successive modifiche al clarinetto sono state apportate da Hyacinthe Eléonore Klosé, il produttore del clarinetto "sistema Boehm". Klosé ha basato il suo lavoro su quello fatto da Theobald Boehm che introdusse sul flauto le chiavi ad anello. Klosé adottò gli anelli sul clarinetto, adottò i fori cigliati di Müller e aggiunse nuove chiavi per un totale di diciassette. Questo strumento era facile da gestire e dava la possibilità di suonare in tutte le tonalità. Fu Klosé stesso ad esibirlo per la prima volta a Parigi nel 1839. Oggi è il tipo di clarinetto più diffuso.
Al clarinetto di Müller gli anelli sono stati applicati da Carl Bärmann. Poi Oskar Oehler modificò la posizione delle chiavi adattandole alle caratteristiche delle mani e migliorando quelle acustiche. Questo è il clarinetto attualmente utilizzato in Germania e, con piccole differenze, in Austria.
Il clarinetto è tuttora sottoposto a miglioramenti tecnici. Si cerca di ottenere caratteristiche acustiche sempre migliori e maggiore maneggevolezza da parte degli esecutori. Tra i contemporanei che più di altri si sono cimentati nel migliorare lo strumento sono da ricordare il clarinettista Rosario Mazzeo e lo svizzero Renè Hagmann.
Tipi di clarinetto
Il clarinetto è uno strumento traspositore, vale a dire uno strumento che quando sul pentagramma legge un Do, produce un suono reale che non corrisponde al Do, ma ad un'altra nota (che è la nota in cui è "tagliato" lo strumento). Nella fattispecie, il clarinetto legge un do come si bemolle, per cui trasporta in chiave di tenore (una nota sotto, acusticamente, nove suoni sotto). Esistono quindi diversi tipi di clarinetto, differenti per intonazione (ed ovviamente di grandezze diverse), che leggono tutti nella stessa chiave e con le stesse diteggiature, producendo però note reali diverse, "trasposte" appunto verso il grave o l'acuto. Questi strumenti formano una vera e propria famiglia composta dai seguenti tipi di clarinetto:- Piccolo in La♭ (noto come "sestino");
- Piccolo in Mi♭ (o anche "quartino");
- Soprano in Do;
- Soprano in Si♭ (il più diffuso);
- Soprano in La;
- Contralto in Fa (noto come corno di bassetto);
- Contralto in Mi♭;
- Basso in Si♭ (o clarone);
- Contralto in Mi♭ (detto anche "contra-alto" o "octocontralto" secondo l'uso anglosassone, per distinguerlo da quello un'ottava più acuto);
- Contrabbasso in Si♭.
Genericamente, quando si parla di clarinetto, si sottintende il registro facendo implicito riferimento al clarinetto soprano in Si♭, il più utilizzato. C'è anche il clarinetto turco o clarinetto greco in Sol (soprano), usato molto nella musica turca, araba e greca.
Data la sua vastità, la famiglia dei clarinetti ricopre una grande estensione. Ogni membro della famiglia, inoltre, ha la propria particolare timbrica. Queste caratteristiche consentono di far fronte alle più disparate richieste dei compositori che, nel corso degli anni, sono diventate sempre più audaci.
Ance per clarinetti a confronto
Da sinistra: clarinetto in La bemolle, in Mi bemolle e in Si bemolle
Il clarinetto è uno strumento di estrema versatilità, le cui potenzialità vengono sfruttate sia in orchestra, sia in banda, in diverse formazioni di musica da camera e nelle formazioni di soli clarinetti (i cosiddetti "cori di clarinetti").
Esistono varie composizioni orchestrali, specie di Richard Strauss, che richiedono la presenza del clarinetto piccolo in Mi♭. Tutte le composizioni per orchestra (esclusa quella d'archi) includono i clarinetti soprano in Sib o in La. Altre partiture richiedono la presenza del clarinetto basso come, ad esempio, "Gli Ugonotti" di Giacomo Meyerbeer, l'Aida di Giuseppe Verdi e diverse opere di Richard Wagner. Altre ancora richiedono il clarinetto contrabbasso, un esempio è il "Fervaal" di Vincent d'Indy. I clarinetti trovano ampio spazio nelle composizioni cameristiche e negli studi. In banda è largamente presente il soprano in Si♭, meno presenti sono il piccolo in Mi♭, il contralto in Mi♭, il basso in Si♭ e il contrabbasso in Si♭.
Mentre il clarinetto soprano in LA di uso concertistico ha avuto e ha ancora oggi una grande importanza come solista. Essendo un semitono sotto il clarinetto in Si♭ (E distante un tono e un semitono dalla nota reale La trasportata Do) rende il suo timbro ancora più morbido quasi ad evocare la voce umana. In ambito solista vanno ricordati il concerto K622, che Wolfgang Amadeus Mozart compose per il suo amico e massone Anton Stadler (Inizialmente il concerto era in tonalità di SOL composto per clarinetto di bassetto), il Quintetto K581 "quintetto Stadler" sempre dello stesso Mozart e il Quintetto di Brahms. In ambito orchestrale è molto usato nella musica classica come nelle ouverture delle opere ad esempio l'Idomeneo, Le nozze di Figaro e Il Don Giovanni di Mozart e Il barbiere di Siviglia di Rossini.
Il repertorio clarinettistico spazia dal classico romantico con composizioni di Mozart, Rossini, Weber, Crusell, Brahms, Schumann, Debussy, Cavallini; al moderno con Saint-Saëns, Bernstein, Copland, Poulenc, Lutoslawski.
Anatomia
Il clarinetto è diviso in cinque parti, unite ad incastro con guarnizioni in sughero.
Partendo dall'alto, lo strumento inizia con il bocchino, corredato di ancia e legatura. Il bocchino è l'imboccatura atta a produrre le vibrazioni sonore. I materiali più usati oggi per bocchini di buona qualità sono l'ebanite, il cristallo ed il legno.
Segue il barilotto, che fa risuonare le vibrazioni.
La parte centrale è costituita dal corpo superiore e dal corpo inferiore, sebbene oggi alcuni clarinetti li presentino uniti. Su questi due corpi sono presenti ventiquattro fori di dimensioni differenti: sette fori, di cui sei circondati da anelli, vengono chiusi dalle dita, mentre gli altri vengono chiusi dai cuscinetti, azionati dagli anelli oppure dalle diciassette o diciotto chiavi (a seconda del modello). Tramite la chiusura e l'apertura dei fori della parte centrale, viene modificata la lunghezza della colonna d'aria vibrante in modo da ottenere i suoni dell'intonazione desiderata.
Lo strumento termina con la campana, che dà ulteriore risonanza ai suoni.
Poiché provvisto di una cameratura sostanzialmente cilindrica, il clarinetto produce suoni una quinta più gravi di uno strumento di eguale lunghezza ma provvisto di cameratura conica.
Materiali
Legno
Il legno tradizionalmente utilizzato per costruire il clarinetto è l'ebano, che conferisce il caratteristico colore nero. Altri legni impiegati sono il grenadilla (oggi il più utilizzato) ed il palissandro dell'Honduras.Il legno grenadilla, originario del Mozambico (dove si chiama Mpingo), è divenuto quello maggiormente impiegato non in virtù di superiori qualità acustiche, come taluni erroneamente credono, ma grazie alla sua compattezza, ottima lavorabilità e capacità di mantenere le dimensioni in cui viene lavorato. Quest'ultima caratteristica è estremamente importante in quanto variazioni anche minime nelle misure della cameratura interna hanno grande influenza sull'intonazione e la qualità del suono del clarinetto.Ogni tipo di legno conferisce caratteristiche peculiari alla sonorità dello strumento con esso costruito, oltre ad avere differenti caratteristiche di lavorabilità e durata nel tempo.
Ebanite
L'ebanite, nota anche come hard rubber (cioè gomma dura) poiché ottenuta dal processo di vulcanizzazione della gomma, è impiegata nella costruzione di clarinetti anche di livello professionale. Ha un costo molto competitivo rispetto ai legni pregiati, che devono essere selezionati e ben stagionati.
Secondo alcuni., l'ebanite è un materiale superiore al legno, poiché consente di ottenere clarinetti con un suono di alta qualità, con in più il vantaggio di una grande durata nel tempo ed insensibilità alle variazioni di umidità (i clarinetti in ebanite o materiale plastico sono spesso usati nelle bande, o comunque all'aperto, in quanto non temono condizioni atmosferiche che per il legno sarebbero avverse).
Altri materiali
I clarinetti costruiti in metallo e cristallo hanno un suono aggressivo e freddo, che è generalmente meno apprezzato del timbro caldo e pastoso fornito dall'ebano.
I clarinetti costruiti in materiale plastico (ABS) sono invece strumenti da studio.
Suono
Il clarinetto ha un suono alto, acuto e versatile. Il timbro del clarinetto è suadente e grintoso.
Estensione
La maggioranza dei clarinetti ha un'estensione (nella scrittura trasposta per clarinetto) che va dal Mi 2 (per certi modelli Mi♭ 2) fino ad arrivare al Do 6 sovracuto (nel caso del soprano in Si♭, l'estensione effettiva va da Re 2 a Si♭ 5); alcuni strumentisti arrivano a suonare fino al Re 6 o Mi 6. In ogni caso, dal Sol# 5 (il secondo Sol al di sopra del pentagramma) o La♭ 5, siamo già sulle note considerate eccezionali per tale strumento.
Pertanto, per una più corretta formulazione, si può affermare che l'estensione del clarinetto è di tre ottave più un intervallo di sesta minore o maggiore a seconda del modello.
Pertanto, per una più corretta formulazione, si può affermare che l'estensione del clarinetto è di tre ottave più un intervallo di sesta minore o maggiore a seconda del modello.
Registri
L'estensione del clarinetto è suddivisa in tre registri musicali, tale divisione avviene in base alle diteggiature usate per ottenere le note dei vari registri:
registro | altre denominazioni | estensione (trasposta) | suono |
grave | registro dello chalumeau | da Mi 2 a Si♭ 3 | caldo e pastoso |
medio | registro del clarinetto, registro del clarino | da Si 3 a Do 5 | brillante |
acuto | registro altissimo | da Do# 5 a Sol 5 ed oltre | potente e squillante |
Negli strumenti ad ancia, il passaggio da un registro ad un altro coincide con il fatto di mettere in evidenza armonici successivi tra quelli propri della colonna d'aria di quel particolare strumento.
Il clarinetto, avendo cameratura fondamentalmente cilindrica, permette alla colonna d'aria di risuonare come una "canna chiusa", cioè solo con gli armonici dispari, che sono il primo (fondamentale), il terzo (corrispondente ad un intervallo di dodicesima, un'ottava più una quinta), il quinto, il settimo, ecc. Quindi il cambio dal registro di chalumeau a quello di clarino vede il passaggio da una risonanza fondamentale con canna corta (il Si♭ 3) ad una risonanza di terzo armonico con canna lunga (funzione del portavoce), abbiamo cioè un Si 3 che è la dodicesima della risonanza fondamentale della canna lunga (Si 3 è la dodicesima di Mi 2, la nota più grave). Le note del registro altissimo sono ottenute con diteggiature che mettono in evidenza gli armonici successivi al terzo.
Il clarinetto, avendo cameratura fondamentalmente cilindrica, permette alla colonna d'aria di risuonare come una "canna chiusa", cioè solo con gli armonici dispari, che sono il primo (fondamentale), il terzo (corrispondente ad un intervallo di dodicesima, un'ottava più una quinta), il quinto, il settimo, ecc. Quindi il cambio dal registro di chalumeau a quello di clarino vede il passaggio da una risonanza fondamentale con canna corta (il Si♭ 3) ad una risonanza di terzo armonico con canna lunga (funzione del portavoce), abbiamo cioè un Si 3 che è la dodicesima della risonanza fondamentale della canna lunga (Si 3 è la dodicesima di Mi 2, la nota più grave). Le note del registro altissimo sono ottenute con diteggiature che mettono in evidenza gli armonici successivi al terzo.
Passaggio critico da chalumeau a clarino
Il passaggio dal registro di chalumeau a quello di clarino (chiamato "middle break" nei paesi di lingua inglese), ovvero dalla nota più acuta del registro grave (Si♭ 3) alla nota più grave del registro medio (Si 3), è un punto particolarmente critico nel clarinetto, sia dal punto di vista esecutivo sia come sonorità.
La sonorità dei due registri è alquanto diversa, come pure la resistenza che l'esecutore avverte da parte del clarinetto nel passaggio da Si♭ 3 a Si 3.
Dal punto di vista della diteggiatura, si passa dalla nota Si♭ 3, che richiede tutti i fori principali aperti, compreso il foro portavoce (che in questo caso serve ad ottenere appunto il Si♭ comportandosi come un foro comune) alla nota Si 3, che richiede tutti i fori chiusi ed il portavoce aperto (che qui svolge la funzione di cambio di registro sopprimendo la risonanza fondamentale della canna e lasciando quelle dal terzo armonico in su).
Un clarinetto ben progettato minimizza questa discontinuità ed i problemi di sonorità specialmente del Sib 3 (dovuti alla doppia funzione del foro portavoce, che costringe a delle soluzioni di compromesso).
La sonorità dei due registri è alquanto diversa, come pure la resistenza che l'esecutore avverte da parte del clarinetto nel passaggio da Si♭ 3 a Si 3.
Dal punto di vista della diteggiatura, si passa dalla nota Si♭ 3, che richiede tutti i fori principali aperti, compreso il foro portavoce (che in questo caso serve ad ottenere appunto il Si♭ comportandosi come un foro comune) alla nota Si 3, che richiede tutti i fori chiusi ed il portavoce aperto (che qui svolge la funzione di cambio di registro sopprimendo la risonanza fondamentale della canna e lasciando quelle dal terzo armonico in su).
Un clarinetto ben progettato minimizza questa discontinuità ed i problemi di sonorità specialmente del Sib 3 (dovuti alla doppia funzione del foro portavoce, che costringe a delle soluzioni di compromesso).
Generi
Grazie alle grandi doti espressive e tecniche, il clarinetto è presente in vari generi musicali. Esso è ampiamente presente nella musica classica. Il suo ingresso nell'orchestra sinfonica, tuttavia, è avvenuto relativamente tardi (per merito di Mozart che ne intuì l'originalità del timbro e le potenzialità) poiché raggiunse un adeguato livello tecnico solo nell'ultimo quarto del XVIII secolo. Nell'orchestra sinfonica del secolo successivo, d'altra parte, assume subito un ruolo importantissimo all'interno della sezione dei legni, grazie al suo timbro caldo, molto amato dai romantici. Esso svolge un ruolo di sostegno agli archi e spesso gli vengono affidate parti a solo.
Al clarinetto sono dedicati svariati concerti solistici, tra cui spiccano il Concerto K 622 di Wolfgang Amadeus Mozart (uno dei primissimi del genere), due concerti e un concertino di Carl Maria von Weber. Copiosa è la produzione di musica da camera, che vede il clarinetto in molteplici formazioni: sonate, trii, quartetti, quintetti con clarinetto furono scritti da compositori come Mozart, Weber, Mendelssohn, Schumann, Brahms, Dvorak. Il clarinetto è molto usato nelle bande musicali in cui riveste un ruolo paragonabile per importanza a quello dei violini in orchestra. Nel genere jazz è utilizzato nelle orchestre e come strumento solista e deve la sua fama principalmente al genio di Benny Goodman. Nella musica popolare si distingue per la tecnica brillante, in particolare nel genere del Folklore Romagnolo e ballo liscio. Un compositore capostipite di questo genere da ballo è stato Secondo Casadei, che ha assegnato al clarinetto in Do le parti virtuosistiche principali del liscio romagnolo. È inoltre utilizzato nella musica Klezmer.
Tecniche esecutive particolari
Oltre alla respirazione circolare, utilizzata su strumenti a fiato (ad ancia e non) di tutto il mondo, che permette di ottenere un suono continuo senza interruzioni dovute all'inalazione, menzioniamo la tecnica nota come slap tongue, utilizzata anche sul sassofono, che consiste in un suono secco e percussivo ottenuto facendo "schioccare" la lingua sull'ancia al momento dell'attacco della nota (si può usare come suono percussivo a sè stante o come attacco secco per note usuali).
Note
- ^ Ridenour 2002, da p. II-vii a p. II-ix, da p. 7-3 a p. 7-8, p. 10-7
- ^ http://www.ridenourclarinetproducts.com/grenadillamyth.htm
- ^ il costruttore italiano Patricola utilizza legno grenadilla e rosewood stagionato da 11 a 13 anni http://www.patricola.com/?s=1&lan=it
- ^ http://clarinetcorner.wordpress.com/2007/06/10/on-choosing-your-equipment-whom-to-ask/
- ^ http://clarinetcorner.wordpress.com/2010/08/20/that-clarinet-mystique-is-a-mistake/
- ^ http://clarinetcorner.wordpress.com/2010/07/12/old-buffet-or-new-lyrique/
- ^ http://clarinetcorner.wordpress.com/2010/02/02/names-of-clarinets-legends-in-the-making/
- ^ http://www.ridenourclarinetproducts.com/grenadillamyth.htm
- ^ http://www.youtube.com/watch?v=Xt8GPZXBfi8 esecuzione dello slap tongue (spiegazione in inglese)
- ^ http://www.youtube.com/watch?v=iXgDXcsPD7g esecuzione dello slap tongue (spiegazione in spagnolo)
- ^ http://www.youtube.com/watch?v=zEe7gSGkpZ0 esecuzione dello slap tongue (spiegazione in francese)
Bibliografia
- Fabrizio Meloni, Il Clarinetto, Coll. "L'Espressione della Musica", pag. 300, illustrato, Varese, Zecchini Editore, 2000 [con presentazione di Riccardo Muti]
- Jack Brymer, Il clarinetto - Lo strumento, la sua storia e la tecnica esecutiva, 2ª ed., Padova, Muzzio, 1988 - 273 p., ill.
- Adriano Amore, La Scuola Clarinettistica Italiana: Virtuosi e Didatti, Frasso Telesino, 2006
- Adriano Amore, Il Clarinetto in Italia nell'Ottocento, Perugia, Accademia Italiana del Clarinetto, 2009
- Alessandro Licostini, Psico-anatomia del clarinettista, Edizioni BMG Ricordi, 2005
- (EN) A. H. Benade, Acoustical evolution of wind instruments, appunti del corso di acustica degli strumenti a fiato tenuto da A. H. Benade nel 1977 alla Case Western University, Cleveland, Ohio (USA) https://ccrma.stanford.edu/marl/Benade/documents/Benade-Physics323-1977.pdf
- (EN) W. Thomas Ridenour, The educator's guide to the clarinet - A complete guide to teaching and learning the clarinet, http://www.ridenourclarinetproducts.com
Nessun commento:
Posta un commento