giovedì 27 settembre 2012

Musica colta

La musica colta è il termine con cui ci si riferisce alla musica legata alla cultura alta, ovvero quelle tradizioni musicali che implicano avanzate considerazioni strutturali e teoriche e una tradizione musicale scritta, nonostante tali caratteristiche siano ben presenti in molti altri generi musicali nati nel XX secolo e considerati come "contrapposizione" ad essa.
Benché sia spesso identificata con la musica classica, la musica colta è in realtà quindi un genere più ampio, all'interno del quale comunque la musica classica occupa una posizione determinante. In generale, possiamo identificare i seguenti sottogeneri di musica colta:

  1. la musica sacra;
  2. la musica classica (ci si riferisce con questo termine alla musica prodotta essenzialmente in Europa a partire dall'undicesimo secolo fino ai primi del Novecento);
  3. la musica moderna, dei primi anni del Novecento (dodecafonia, neoclassicismo, impressionismo musicale);
  4. la musica contemporanea, composta a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Il Romanticismo

Con il termine “romanticismo” si identifica, genericamente, il movimento artistico che sorse in Europa alla fine del XVIII sec. e che perdurò per tutto il XIX.
Ad usare per la prima volta il termine di “romanticismo” furono alcuni letterati aderenti al cosiddetto “gruppo di Jena”, tra i quali ricordiamo i fratelli Schlegel, Fiche e Novalis, dettando le linee guida per il fiorire di questo nuovo movimento.
I caratteri essenziali del romanticismo, che fu dapprima un movimento prevalentemente letterario e pittorico, e solo in seguito anche musicale, furono il rifiuto delle idee illuministiche che avevano dominato il secolo precedente. Non più raziocinante ragione, dunque, ma espressione dell’io interiore, quindi cuore, anima, e passione. L’estetica del romanticismo venne ben sintetizzata nella famoso nome della corrente letteraria tedesca dello “sturm und drang”, ossia “tempesta e assalto”.
Ciò indicava come i moti dell’anima, i dubbi, le paure, le angosce interiori e i tormenti erano gli elementi dominanti che si incarnavano nelle sensibilità degli artisti. In campo letterario, ad esempio, tutte queste emozioni presero sempre più corpo e diventarono parte fondamentale del carattere dei personaggi, dei quali venivano narrate le vicende.
Rimanendo sul genere letterario, che come detto, aprì la strada al movimento romantico, troviamo un altro carattere costituente, ossia l’amore per la storia. Ciò fu evidente nelle opere di W.Scott, irlandese vissuto a cavallo tra gli ultimi decenni del ‘700 ed i primi dell’800, che inventò il genere del romanzo storico, poi seguito, tra gli altri, dal nostro A.Manzoni con l’opera “I Promessi Sposi”.

La produzione sinfonica ottocentesca risentì delle linee guida già tracciate da Beethoven, in particolare riguardo la tendenza ad una diminuzione quantitativa delle opere a tutto beneficio della qualità e del significato delle stesse.
Il genere sinfonico visse inoltre, almeno all’inizio, all’ombra delle alte vette artistiche raggiunte da Beethoven, ritenute all’inizio insuperabili.
Ciò, unito alla chiara derivazione classica della sinfonia, generò iniziale diffidenza e rifiuto verso il genere strumentale sinfonico (Schubert, Schumann, Brahms, Mendelssohn).
A poco a poco però, gli aspetti decisamente romantici iniziarono a permeare ed intaccare la forma della sinfonia con una serie di piccole modifiche, come ad esempio la graduale scomparsa delle pause tra i vari movimenti.
Altro elemento di novià, già introdotto dall’ultimo Beethoven, fu il coro e le voci soliste, che apparivano sempre più con maggiore frequenza nelle sinfonie dei maestri ottocenteschi.
Vi era infine la tendenza, forse generata dal desiderio di superare i formalismi e i traguardi del secolo precedente, ad ingrandire oltremisura sia l’organico orchestrale sia la composizione stessa, che, in alcuni casi, arrivava a durare oltre un’ora.
Parlando più in dettaglio dell’organico orchestrale, oltre alle già citate varianti e al raddoppio sistematico degli strumenti (introdotto da Beethoven), l’oOttocento segnò l’entrata in massa delle percussioni dei tipi più svariati e del Saxofono (inventato da Adolf Sax, belga).
Dal punto di vista stilistico, si identificarono due grandi filoni nella realizzazione dell’orchestrazione: il primo prevedeva lo sfruttamento completo della sempre più imponente orchestra romantica, del quale furono grandi seguaci R.Wagner, G.Mahler e R.Strass; il secondo seguì invece il filone dell’impressionismo francese, con la predilezione dei timbri chiari e dei registri acuti, di cui fu sommo interprete C.Debussy.
Infine cominciò a farsi strada (anche nei concerti per strumento solista e orchestra, oltreché nella sinfonia), la ciclicità tematica, intesa come una ripresa delle idee espresse nei movimenti precedenti, a creare una consequenzialità formale che prevaricava i singoli movimenti. Procedendo su questa strada, oltreché su quella del fascino del pezzo caratteristico, breve, si affermò infatti in questo periodo il genere del “poema sinfonico”, in un unico movimento.


Gioachino Rossini

Gioachino Rossini (1792-1868) nacque a Pesaro da Giuseppe Rossini (suonatore di tromba) e Anna Guidarini (cantante soprano).
Abbandonati gli studi musicali a 18 anni, esordì come operista con “La cambiale di matrimonio” a Venezia, che gli valse grande successo.
Dal 1815 al 1824 visse in Italia e compose varie opere serie (ricordiamo Tancredi, Otello, Armida, Mosè in Egitto, Maometto II, Semiramide) e buffe (l’italiana in Algeri, Il turco in Italia, Il barbiere di Siviglia, Cenerentola e La Gazza Ladra).
Dal 1824 iniziò, in seguito all’incarico ottenuto a Parigi di direttore del “Teatro Italiano”, la produzione di opere per le scene francesi, creando nuovi melodrammi o rifacendo (rivisitando) alcune opere già composte per i teatri italiani. Si ricordano, di questo periodo: Viaggio a Reims, Le siege de Corinthe (Maometto II), Moise et Pharaon ou Le passage de la Mer Rouge (Mosè in Egitto), Guglielmo Tell. Quest’ultima opera segnò il congedo del Rossini operista; dopo quest’opera infatti egli si dedicò alla produzione di altri generi di musica, componendo alcune arie e ariette da camera, alcuni pezzi per pianoforte, 6 sonate per quartetto d’archi, alcune sinfonie, oltre a cori, cantate ed inni.
Morì nel 1868 a Parigi, dopo essere rientrato in Italia (abitò lungamente a Bologna e a Firenze fino al 1855, prima di ristabilirsi in Francia) per alcuni anni.

L'Italiana in Algeri



Il Melodramma

Melodramma (dal greco μέλος = canto o musica + δρᾶμα = azione scenica) è sinonimo di opera.
Il termine è talvolta utilizzato anche per indicare il libretto di un'opera (ad esempio, ci si riferisce comunemente ai libretti di Pietro Metastasio usando la parola "melodrammi"), interpretando l'etimologia come dramma per canto anziché come abbinamento di canto e azione. Il Melodramma è un genere musicale nel quale confluiscono vari elementi : recitazione , musica , teatro etc.

Cinema

Per estensione, nel cinema per melodramma (o mélo) si intende un film a tinte forti, basato su una trama romanzesca, ricca di colpi di scena e al limite dell'inverosimile, scopertamente mirata a commuovere lo spettatore. I personaggi sono tratteggiati in modo netto e sono quasi sempre suddivisi in modo manicheo tra buoni e cattivi. Un esempio classico di cinema melodrammatico è il cosiddetto "neorealismo d'appendice", in particolare quello realizzato da Raffaello Matarazzo, come la trilogia con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson Catene, I figli di nessuno, Torna!.
Uno dei maggiori esponenti del mélo è Douglas Sirk. Il genere si evolve con Rainer Werner Fassbinder. Sintesi principale tra il "maestro" Sirk e l'allievo Fassbinder è la pellicola La paura mangia l'anima (Angst essen Seele auf - 1974), punto di unione e allo stesso tempo di rottura con lo schema classico americano.
Dalla rottura dello schema americano perpetrato da Fassbinder, deriva l'opera di Pedro Almodóvar. Nel regista spagnolo si parla addirittura di un genere trasversale definito da alcuni critici, "almododrama". I film di Almodóvar irridono le regole classiche alla Sirk, stravolgendo e ribaltando il tema dell'amore uomo-donna, ampliandolo a gay, lesbiche, transessuali. In questo modo le dinamiche narrative, le schermaglie sentimentali, i fini sociali assumono spesso tratti parossistici, creando la de-generazione di un genere tradizionale.



Io odio il pulcino pio